Le Invasioni Pittoriche di Duccio Mantellassi




La verità dell’immagine non risiede dove lo sguardo si posa. O perlomeno non solo.
Questo sembrano suggerire i ritratti di Duccio Mantellassi.
Duccio da sempre coltiva la sua vocazione alla pittura.
Autodidatta non classificabile, da studente del Liceo prima e di Architettura poi, affianca al mondo un universo parallelo, personale, reso possibile dalla capacità di costruire con la fantasia.
A colori o in bianco e nero è il tratto l’elemento che Duccio piega al suo volere. Acuto illustratore, la sua capacità più sorprendente sta nel risvegliare un domino di emozioni al primo sguardo.
L’immaginazione non conosce confini nel suo lavoro. E’ designer, ideatore di fumetti, pittore di miniature che rendono plastica la sua inesauribile vena immaginifica e appassionata.
Nei ritratti quelle che Duccio compie nelle vite altrui sono vere e proprie intrusioni.
Chi dipinge compie sotto i nostri occhi un po’ increduli una rilettura di ognuno dei personaggi prescelti. Il filtro attraverso cui questo processo avviene è il vissuto dell’artista; il soggetto è il banco di prova di un secondo incontro tra chi ritrae e chi è ritratto, un incontro già avvenuto nella vita di tutti i giorni e per questo quotidiano e familiare.
Duccio si permette di riaffermare a suo modo alcune identità che si credevano fissate combattendo un’improbabile quanto dispettosa lotta di fantasia, spezza, ricompone a proprio piacimento, sceglie dell’Altro ciò che gli serve solo perché funzionale al suo estro creativo.
Come un Cavaliere Azzurro piega al suo volere stili e colori e crea una galleria di personaggi la cui peculiarità è quella di essere fantastici e reali allo stesso tempo. L’artista attraversa i territori del suo immaginario portando con sé chi si frapponga tra lui e i suoi disegni.
Qualche visitatore si ritroverà in uno strano gioco di specchi: Paolo, Filippo, Maria, Caterina, Enzo, Fabrizia, Matilde, Elisa, Emma, Roberto, Michele, Guido, Alessandro, Francesca si riconosceranno lusingati dall’invadenza di chi si permette l’incursione. E saranno divertiti dalla visione di un altro sé stesso.
Per mano di Duccio ci lasciamo ammaliare da uno sguardo, da un’impertinenza bambina che tutti saranno disposti a perdonare forse perché solo tornando indietro nel tempo riusciamo a far nascere veramente l’adulto che è in noi.

Fabrizia Bettazzi

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